21/05/2024
(139 utenti online)
Musica Carmen Saccone 14 settembre 2017 17:10 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
"Lasciamo che un'ondata di vento d'Africa entri dalla nostra finestra... E' lei, è Pietra"
Oggi darò spazio a colei che ha influenzato i miei ascolti, colei che si è fatta largo tra la calca, che ha dato un sapore deciso, a tratti aspro, a quella che è stata la mia crescita musicale. Artista dal colore fuori tono, una fuori serie, una “limited edition”.
Raccontiamola.
Pietra, (pseudonimo di Barbara d’Alessandro), voce storica della musica napoletana, che si rivela per la prima volta nel 1983, debuttando nel film “F.F.S.S.” "...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” (diretto da Renzo Arbore), con l’interpretazione di un brano dai forti toni partenopei, “Sud”.
Una giovane Pietra, che emerge subito coraggiosa e inaspettata, con fare deciso, presentandosi al pubblico autentica e schietta.
Una femminilità velata da una voce roca, irruente, ma allo stesso tempo romantica e pasionaria.
Il graffio dominante, che fuoriesce ufficialmente nel 1991, nel suo primo vero album “Segnorita”, scritto dai fratelli Bennato, che accoglie le sue sonorità provocanti ma divertenti, che si trasformano ancora in “Femmena”, dove emerge un’amante ferita, pungente, viscerale.
Tutti aggettivi che raccontano la stessa Pietra, quella del ’92 a Sanremo, in “Favola Blues” con Peppino di Capri, quella del Teatro, quella del Cinema, quella del 2004 in “Napoli Mediterranea” e ancora del 2008, nuovamente sul palco di Sanremo, con “Grande Sud” insieme a Eugenio Bennato, del 2009 nell’album “Italiana” che rivisita la musica italiana degli ultimi 40 anni, in una chiave dalle sonorità etniche che richiamano il mondo arabo, la stessa estate in cui si esibisce a Tripoli, cantando per la Giornata dell’amicizia italo-libica, del 2010 in “Passione” di John Turturro, meraviglioso film documentario musicale che vede la sua partecipazione in una straordinaria versione di “Quanno mammeta t’ha fatto” e ancora in un intervento in “Nun te scurdà” insieme a Raiz degli Almamegretta.
Esagerata Pietra, “Esagerata” come il titolo del suo penultimo album, con arrangiamenti reggae, pop, folk che raccontano, attraverso versi d’amore e di rabbia, di una città, la sua città, Napoli e i suoi figli, degli slogan che son semplici da utilizzare per parlarne male, “ dell’ignoranza che basta per ignorare “. Una città che è esagerata anche per la stessa Pietra che ancora una volta si evolve, mostrandosi in una dimensione nuova, spirituale, che abbraccia tematiche importanti della nostra terra, un grido di giustizia, senza dimenticare la passione che la contraddistingue.
Una Pietra mai ferma, che apre le braccia ricordandoci che : “Se uno come John Turturro è venuto a Napoli incuriosito dalla nostra canzone, noi abbiamo il diritto-dovere di essere curiosi, di essere cittadini di una Napoli aperta”.
Tutte testimonianze musicali importanti e dal carattere forte, che continuano nel tempo, fino all’ultimo lavoro discografico “Colpa mia”, del 2017, che la vede duettare con Tonino Carotone.
E ancora una volta, emerge un nuovo step di consapevolezza, una Pietra che vola sempre più in alto:
“Partendo dal concetto che alla fine la colpa è sempre mia, ho messo in musica l’energia che prepotentemente mi portava diretta sui miei sentimenti e visioni dell’anima e, naturalmente, mi sono trovata in sala, con le idee chiare, questo era il mio disco, con tutta la mia indisciplina, la mia libertà e non ponendomi nessun ostacolo di linguaggio e comprensione, immagini di stati d’animo, ma un concetto sicuro, chiaro, mai più schiavi dell’amore, ma liberi d’amare. Ho cercato Tonino Carotone e, magicamente, mi è apparso, e il brano ‘Colpa Mia’, scritto da me, con lui è diventato un fatto, un gran pezzo. Io esisto per chi mi aspetta e per chi mi aspetterà. Io canto la mia anima e questo basta, fino a che mi basterà”.
Un’artista partenopea, una voce che come tutte le più grandi voci (e qui cito Loredana Bertè, cito Gabriella Ferri, cito Nina Simone), non è omologabile e non ha eguali.
Non ha appartenenze di tipologia, ma solo una grande sensibilità musicale che irrompe forte ogni volta, come un tuono, un vortice di emozioni struggenti, vere.
Pietra è Napoli che vive, che non muore mai, che cresce restando bambina, è uno spartito inedito, con non moltissimi riflettori, illuminato di luce propria, dal riflesso della propria anima arsa da fiamme di passione per la Vita. E' Parthenope che "così cantava", che provava un dolce dolore.
E' un messaggio all'ascoltatore che, nonostante possa apprezzarne o meno il linguaggio o contenuto, non può fare a meno di restare coinvolto dal calore.
Io ti ringrazio, Barbara, Pietra, per aver accompagnato i miei giovani anni, per essere stata un’inesauribile fonte d'ispirazione, per la tua voce in auto quando fuori piove o c'è il sole, per le tue note troppe fredde d'inverno e troppo calde d'estate, per la tua verità vera, per essere la mia, la nostra voce del Sud.
Nes Jay
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MARIGLIANO.net
Commenti