23/03/2023
(194 utenti online)
Cronaca Paolo Isa 18 marzo 2023 17:41 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Grazie ai Governi che accolgono-in foto: il Papa durante l'udienza
Papa Francesco riceve in udienza i rifugiati giunti in Europa attraverso l’iniziativa comune di Sant’Egidio, Chiese evangeliche, Tavola valdese e Chiesa italiana: “Mi piace tanto che i cristiani si uniscano per lavorare insieme come fratelli”. Presenti anche le comunità di accoglienza: “Il vostro lavoro un segno dei tempi”. Nel discorso consegnato un riferimento alla tragedia di Cutro: "Quel naufragio non doveva avvenire". Poi la promessa agli ucraini: "Non rinuncio a cercare la pace"
Scuote la testa e chiude gli occhi, Papa Francesco, quando ricorda le testimonianze dei rifugiati passati attraverso i campi di detenzione in Libia. “I lager libici, terribile... Il traffico di esseri umani… Dobbiamo andare avanti!”, dice con un filo di voce ai profughi giunti in Europa attraverso i corridoi umanitari, ricevuti oggi in Aula Paolo VI. Sono cinquemila e vengono da Africa, Medio Oriente e anche dall’Ucraina, seduti con striscioni e bandiere dei propri Paesi. Accanto a loro ci sono i rappresentanti delle comunità che li hanno accolti in Italia, Francia, Belgio e Andorra e che li hanno accompagnati non solo nella fase di accoglienza, ma anche di integrazione.
La Comunità di Sant’Egidio, in prima linea: “Sono bravi questi di Sant’Egidio, sono bravi, bravi, bravi”, osserva il Papa. Cita pure la Federazione delle Chiese Evangeliche e della Tavola Valdese che hanno collaborato all’iniziativa: “A me piace tanto che i cristiani si uniscano per lavorare questo, insieme, come fratelli che siamo tutti e non sottolineare le differenze”, aggiunge Francesco, esprimendo gratitudine anche alla “rete accogliente della Chiesa italiana che è stata generosa”, in particolare la Caritas. Il grazie del Pontefice è pure per “l’impegno del Governo italiano e dei Governi che vi hanno ricevuto. Tanti, eh!”.
Tutti hanno saputo dimostrare una “creatività generosa”, dice il Papa nel suo discorso consegnato integralmente, che sceglie di abbreviare in modo da poter trascorrere più a tempo con i rifugiati, con i quali si ferma infatti dopo l’udienza per dei colloqui personali.
Un segno concreto delle parole di Francesco: “Ognuno di voi merita attenzione per la storia dura che ha vissuto. In particolare, vorrei ricordare quanti sono passati attraverso i campi di detenzione in Libia…”. Tra loro c’è Meskerem con la sua famiglia: “Vengo dall’inferno della Libia”, dice al Pontefice, al quale consegna la sua testimonianza scritta. Dopo di lei c’è Anna da Aleppo, cristiana, che ripercorre la fuga con la sua famiglia dopo che le sirene, le bombe, i morti e i feriti erano divenute scene insopportabili. “Pamela era appena nata, aveva un mese, per salvarla abbiamo lasciato tutto e siamo partiti per il Libano”, racconta. Poi l’esplosione del porto di Beirut ha rubato di nuovo loro la casa e i sogni; i corridoi umanitari sono stati quindi “un sogno”, il sogno di “vivere in pace”.
“Mi viene in mente la storia di uno di voi, ha speso tre anni per portare la sua casa… arrivare in Spagna”, dice Francesco. È la storia racchiusa in “un piccolo libretto Fratellino”. Il Papa l’aveva già citata in altre occasioni: “Una storia terribile, terribile”.
Proprio per far fronte a questo dramma, nel 2016 sono stati avviati i corridoi umanitari. “I corridoi umanitari nascono dal pianto e dalla preghiera… Siamo andati nell’inferno dei campi profughi a cercare persone che non conoscevamo ma che sentivamo come fratelli e sorelle”, racconta Daniela Pompei, di Sant’Egidio in una toccante testimonianza. Un modo per non essere “sordi al grido che sale da tanti luoghi di dolore”.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MARIGLIANO.net
Commenti