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Economia Ettore Vivo 17 settembre 2017 11:33 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - Ogni anno Settembre porta con se una serie di buoni propositi, una vagonata di malinconia per le vacanze andate e per l'autunno alle porte. Per carità, dura giusto un mese, un mese e mezzo, prima di essere travolti dalle calde luci natalizie.
Poi, lo sappiamo, ognuno cerca l'estate tutto l'anno, e all'improvviso eccola qua, a scandire questo immenso loop, questo giro di giostra infinito, questo alternarsi di estati e inverni, allegrie e tristezze, aperipranzi e apericene. Parleremo ancora di amici e colleghi in crisi, di un Natale all'insegna della crisi, di amici nuovi o presunti tali e di amici persi lungo la strada.
"Good friends we have and good friends we lost" diceva Bob, ed è la verità pura e semplice. Marigliano, da sempre, sembra giocare con se stessa, con la sua essenza. Un paese che finge di essere città, una città che si ricorda di essere un paesino di provincia quando le dinamiche dovrebbero essere più complesse e articolate. "Il collega è fallito" diranno, in quel gioco sadico che in fondo ti fa godere del fallimento altrui quasi come giustificazione, se non esaltazione, del proprio far niente, del proprio immobilismo.
Da anni ci indigniamo per la chiusura di attività storiche del nostro paese, dedicando più di una parola di conforto nei nostri post su Facebook. Ma chi sono gli artefici di queste sconfitte? Chi è il vero nemico? Me lo chiedo spesso, nella speranza di non ritrovarmi un giorno nella parte bassa della classifica, con una folla di opinionisti nullafacenti a criticare la mia campagna acquisti. Passatemi la metafora calcistica.
Ma questa crisi, sappiatelo tutti, è una terra promessa per gli sciacalli, dove tanti gatti e altrettante volpi, sguazzano nell'abbondanza delle difficoltà altrui. Cambiano i problemi, cambiano le maschere, ora i personaggi collodiani sono travestiti da società di credito e basterebbe un occhio meno distratto per scoprire chi è Mangiafuoco, chi muove i fili, per smascherare un conflitto di interessi grande almeno come il Palazzo Ducale.
La crisi in cinese, si scrive con due ideogrammi di cui uno appunto significa "crisi" e l'altro significa "opportunità", e i cinesi di opportunità nella nostra crisi, ne hanno colte tante, ma non solo loro, che a me sono pure molto simpatici. Ma Marigliano a volte è così, abile a puntare dita, a trovare il nemico che meglio veste i suoi panni.
Ma "io non mi rassegno alla rassegna dove regna la rassegnazione" diceva un Caparezza molto ispirato qualche anno fa, e sono convinto che dopo un inverno di crisi, tornerà l'estate delle Crisommole, che poi sono un'eccellenza di tutto il territorio vesuviano. Di eccellenze in questo paese ce ne sono tante, variegate, multiformi.
Quello che manca, forse, è la capacità di fare rete, di appoggiare le attività storiche e le nuove dei giovani che ancora investono in queste strade, di premiare le idee prima del prezzo, o per lo meno capire che la crisi parte anche da chi ciò non lo fa.
D'altronde la parola "Crisommola" ha radici greche, significa "frutto d'oro", e ce l'abbiamo tra le mani..
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