29/04/2024
(96 utenti online)
Annamaria Bianco 05 ottobre 2010 22:44 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
ACERRA – Nel tardo pomeriggio di giovedì 28 settembre, all’interno della Galleria del Museo di Pulcinella, è stato presentato l’ultimo libro di Ulisse Loni, “Partenopeide”, edito da Metis Napoli. L’autore, nato ad Acerra il 2 gennaio del 1943,è stato docente presso la Scuola Media Giovanni XXIII di S. Antimo ed attualmente vive a S. Angelo a Cupolo (BN) , nella zona del Sannio, ma non ha disdegnato affatto l’idea di tornare nella sua città natale, mai dimenticata, ritrovandosi così ad essere protagonista dell’evento patrocinato dal Comune e dal Centro di Cultura “Acerra Nostra”.
La sua storia e la sua figura di scrittore sono state presentate da Carolina Lettieri, moderatrice della serata, mentre a parlare del suo lavoro in maniera molto più approfondita, e col linguaggio di un esperto, è stata un’altra personalità di spicco della città: il professore Aniello Montano, investito il mese scorso del premio “Carlo Pisacane 2010”, a Sapri. L’opera di poco più di 300 pagine consiste di 24 canti di 100 versi endecasillabi disposti in terzine rimate, e narra la storia della città di Napoli dal mito della creazione fino al secondo dopoguerra, ruotando però sempre e comunque attorno al concetto di “patria”, ed è redatta in due versioni: una in italiano e l’altra in “madrelingua napoletana”, che non è quella classica dell’800, ma un miscuglio di vocaboli pizzacati qua e là e del dialetto forte del ‘500/’600, denso e succoso.
Il primo canto, come vuole la tradizione classica, ha inizio con l'invocazione alla Musa della poesia, ma l’opera di Loni, più che essere un fine esercizio di stile, è “un’arte della memoria”, per citare le parole del prof. Montano, “che fornisce un affresco di storie, tradizioni e personaggi, con le loro emozioni, ambizioni e tensioni.”L’opera di Ulisse, inoltre, riporta anche i fatti salienti della storia, pur se filtrati dall’attitudine poetica della sua penna, senza mai occultare neppure i momenti bui ed affronta anche il tema caldo dell’Unità d’Italia, alla vigilia dei suoi 150 anni. In particolare, è nei canti XVI e XVIII che dà voce alle tesi unitarie e non, dipingendo le figure di Carlo III di Borbone e di Ferdinando IV, rispettivamente il migliore ed il peggior sovrano spagnolo che Napoli abbia avuto.
E, oltre alle figure degli intellettuali uccisi nel 1799, emergono anche quelle dei lazzari. Tuttavia nessun giudizio viene emesso sulle due parti: resta al lettore la libertà di scelta; di decidere quali siano stati i veri patrioti di una terra che, purtroppo, ancora oggi viene bistrattata, a dispetto della sua gloriosa storia e cultura. Brani dell’opera sono stati letti da Vincenzo Maria Pulcrano, attore professionista della Compagnia “Germani Pulcrano”, assieme ad estratti da altre opere: “Fiabasia” (1996) e “La ballata dei dodici mesi”(1989).
Raccolta, quest’ultima, dedicata più che mai alla città di origine dello scrittore: un dipinto di Acerra negli anni ’50 e ’60, da cui è stata tratta anche un’edizione scolastica per le scuole medie. Altri libri realizzati da Ulisse Loni sono: “Aret’a ‘na funesta” (1984), “Il Vecchio Testamento” (1991) e “La Divina Commedia Napoletana” (2004). Tesi, questi ultimi, non semplicemente tradotti né dagli intenti parodistici, ma che presentano un contenuto tutto nuovo in una cornice identica all’originale nella struttura; un mirabile lavoro di innovazione e attualizzazione di tematiche “sempreverdi”.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MARIGLIANO.net
Commenti