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Letteratura Ercole Capuozzo 30 ottobre 2007 23:40 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
Nella nostra società dell'immagine, la bellezza apre molte porte(a dire il vero, le ha sempre aperte). Ma essa può anche essere causa di infelicità. Ciò, specialmente quando non è accompagnata da adeguata capacità critiche che fra l'altro, ci fanno accettare lo sfiorire del nostro corpo con l'avanzare degli anni.
Dea della bellezza e dell'amore, presso i Romani, fu Venere, che i greci chiamavano Afrodite, in quanto nata dalla spuma del mare, dove era caduta la virilità di Urano recisa dal figlio Saturno, che , così ubbidiva a sua madre Gea (la Terra) trascurata dal marito. Esiodo, poeta greco della Beozia sec.VIII-VII a.C., nella sua opera "Teogonia", dove narra dell'origine degli dei e del cosmo, racconta che la conchiglia da cui sorse Venere, fu deposta dolcemente dalle onde presso Citera, città principale dell'isola di Cerigo (da qui alla dea il nome di Citerea), dove la dea nascose la sua nudità agli sguardi procaci dei Satiri, coprendosi con un ramo di mirto, che, da allora, insieme alla rosa, al pomo e, tra gli animali, alla colomba, le divenne sacro. Inoltre, poiché il suo culto si diffuse soprattutto a Cipro, la dea fu chiamata anche "Ciprigna".
Per lo più, Venere è considerata dea della lussuria: "Venere terrena"; ma in lei c'è anche chi vede un amore puro e spirituale: "Venere celeste". Venere era anche considerata dea della fecondità, e, come tale, fu adorata anche come "genetrix".
Accompagnata dalle Stagioni sull'Olimpo, tutti gli dei si innamorarono di lei. Il primo fu Giove, al quale la bella dea oppose un netto diniego. Il potente Zeus, donnaiolo incorreggibile, che non ammetteva rifiuti ai suoi voleri, questa volta l'accettò. Ciò, perché Themis, secondo alcuni miti indovina e madre di Prometeo, gli aveva predetto che dalla sua unione con Venere, sarebbe nato figlio che lo avrebbe spodestato in modo violento, proprio come lui aveva fatto con il suo padre Saturno. Anche Teti aveva rifiutato le profferte d'amore di Giove, ma questi non l'aveva punita perché era stato aiutato da lei quando i Titani avevano tentato di spodestarlo dando l'assalto al suo regno. Così, Teti e Venere furono le uniche dee ad aver rifiutato l'amore di Giove, che non reagì come al solito, per gratitudine nei confronti di Teti, e per convenienza nei confronti di Venere. Comunque si vendicò dando la prima in moglie ad un mortale, Peleo, dalla cui unione nacque Achille, e la seconda in sposa al più brutto degli dei: Vulcano, anche perché questi aveva fabbricato per lui i fulmini nella guerra contro i Giganti. (Altri miti narrano che Vulcano pretese di sposare Venere per liberare Giunone, moglie di Giove e quindi regina degli dei, dal trono che lui, artatamente, le aveva regalato e su cui la dea era rimasta intrappolata). A Vulcano, però, mal gliene colse, in quanto la dea della bellezza, non amandolo, lo tradì più volte. Infatti, concesse le sue grazie prima a Mercurio, da cui ebbe come figlio Ermafrodito (da "Hermes": così i greci chiamavano Mercurio, e dal nome "Afrodite"), dai caratteri fisici sia maschili che femminili; poi a Bacco, da cui ebbe come figlio Priapo, dio della lussuria. Il suo vero amore, però, fu Marte, dal quale ebbe come figli Armonia e Cupido, chiamato anche "Amore" o "Eros".
Tra gli uomini, Venere amò Adone, al quale Marte, per gelosia, procurò la morte lanciandogli contro un cinghiale inferocito mentre il giovinetto cacciava, e Anchise, da cui ebbe come figlio Enea. In virtù di ciò, poiché i Romani si ritenevano discendenti di questi. Venere fu considerata loro progenitrice e capostipite della "gens Iulia" (da Iulio o Ascanio, figlio di Enea).
Come le altre dee, Venere era inesorabile nelle sue vendette e puniva severamente chiunque osasse ribellarsi alle sue leggi o dichiararsi più bella di lei. E ce ne dà dimostrazione con Narciso e Mirra. Infatti, Narciso, avendo rifiutato l'amore della ninfa Eco, la quale per tale motivo ci consunse a tal punto che di lei restò soltanto la voce, e dell'amico Aminio che al rifiuto si uccise, fu condannato a innamorarsi di sé stesso, non riconoscendo che l'immagine riflessa nell'acqua della fonte era la propria. Così, morì nella vana ricerca del suo amore. Mirra, invece, fu punita perché si vantò dei avere i capelli più belli della dea.Venere la fece innamorare del proprio padre, che, ignaro che la giovinetta fosse sua figlia, giacque con lei. Poi, scoperto l'inganno, la rincorse per ucciderla, ma Mirra, che stava per essere raggiunta, invocò il soccorso di Giove che la trasformò in un albero.
Oltre ad essere molto bella ,Venere possedeva un cinto ("cinto dell'inganno"), che la rendeva irresistibile e le faceva ottenere dal marito il perdono per ogni sua infedeltà.
……… In Oriente, Venere veniva adorata con il nome di Astante.
Nel sistema solare, con il nome Venere è indicato un pianeta, che, muovendosi nel suo giro intorno al Sole all'interno dell'orbita terrestre, può essere visto anche ad occhio nudo. Esso appare come una stella molto luminosa che viene detta "Espero" di sera e "Stella del mattino" o "Lucifero" (portatore di luce) all'alba.
Molti poeti e artisti si sono ispirati a Venere nelle loro opere, e famosa è la "Venere di Milo", ritrovata appunto nell'isola di Milo nel 1820 e attualmente esposta al museo del Louvre a Parigi.
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