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Economia Sebastiano Perrone 05 febbraio 2012 23:19 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
Ormai si è concluso il 2011, anno nel quale noi italiani abbiamo familiarizzato con termini noti per lo più agli addetti ai lavori, ed a chi di economia ha sempre capito.
Più di ogni altro lo “spread”, celebrato anche con il botto più grande dalla fantasia folle dei napoletani, un terremoto che ha investito l’area euro ed ha determinato nuovi governi, in Grecia, in Spagna ed in Italia con Monti e le sue manovre da “lacrime e sangue”.
Si sono spese tante parole nei mesi scorsi, ed il clima è stato caratterizzato da toni volutamente bassi ed appelli alla responsabilità collettiva, sinfonia in tono minore diretto dal Presidente della Repubblica, ed interpretato da quel fantoccio che definiamo casta ed a volte eleviamo a dignità politica definendolo classe dirigente, su richiesta dei mercati. Toni che hanno addormentato il senso critico ed il conflitto sociale, determinando un clima surreale che ha permesso di digerire cose che se solo la metà fossero state solo annunciate dal governo precedente avrebbero fatto gridare allo scandalo e stracciare a molti le vesti, con conseguenti movimenti di piazze e scioperi ad oltranza.
RIGORE ED EQUITA’! MAH, CHE VUOL DIRE?
Chi ha un po’ di senso critico, ed è amante della verità al di là delle ideologie, dovrebbe riconoscere dati alla mano che quanto è stato detto e fatto in questi mesi era ed è strumentale, ed artatamente falso.
Lo spread non dipendeva come era noto dal governo Berlusconi che tante colpe aveva per anni trascorsi a rincorrere scandali e leggi ad personam, mancate riforme demagogicamente annunciate e mai realizzate, ma al quale imputare una crisi e lo spread così alto era ed è una operazione di disonestà intellettuale, che solo l’ignoranza da un lato e la spasmodica voglia di detronizzarlo dall’altro potevano partorire.
Pur di raggiungere uno scopo politico, si è preferito abdicare alle responsabilità, ingoiare la pillola amara del tecnicismo bancario al potere a cui prostituirsi riverenti, e far pagare al popolo un prezzo altissimo, una nuova tassa a fondo perduto per l’Europa, svuotandolo nei diritti e nel portafogli, tranne che in quelli della casta.
Lo spread era ed è rimasto sostanzialmente lì, senza che in questi mesi si sia intervenuti su ciò che lo ha generato, cioè la speculazione bancaria, delle grandi 10 banche (per lo più americane) che hanno giocato al massacro con una Europa nata male, e che rischia di finire peggio.
Compressi come siamo da un lato tra il chiaro conflitto di interessi dei tecnocrati finanziari fino a ieri dirigenti di alcune di quelle grandi banche, oggi chiamati a governarci per “investitura divina”, dall’altro da un cancellierato tedesco che in maniera miope difende interessi particolari ed immediati che rischiano di far saltare il banco, Germania compresa.
Solo l’acuta ed ironica fantasia napoletana poteva accomunare lo spread ad un gran botto, che con un boato roboante ha travolto con la sua onda d’urto la democrazia ed i governi da essa determinati.
Dopo questo 2011 una cosa è chiara: la differenza tra una azienda ed una banca.
L’azienda rischia di capitale proprio per raggiungere il suo profitto, la banca invece fa profitto anche quando sbaglia il suo investimento, senza rischiare nulla.
Dopo la bolla immobiliare americana, le banche hanno ripianato le perdite prima attraverso gli aiuti di Stato, e poi facendo cassa, con la speculazione per aumentare la loro redditività e profitto.
E’ paradigmatico l’intervento della BCE che acquista titoli di stato sul mercato secondario, cioè dalle Banche, come un comune cittadino, banche che dismettono i titoli posseduti nel loro portafogli, anche quelli “tossici” con un tasso di gran lunga inferiore a quello attuale, poi, immette sul mercato miliardi di Euro, prestando alle banche all’ 1%, le quali rinvestono non finanziando le imprese, cioè il sistema produttivo, ma se stesse o peggio acquistano titoli di debito sovrano, emessi come i nostri al 7-8%, guadagnando il differenziale del 6-7% senza cacciare una lira. Come mi piacerebbe far impresa così: realizzare un guadagno sicuro con i soldi degli altri. A proposito: ma di chi sono i soldi della BCE?
Le banche in questi anni hanno investito i soldi dei risparmiatori in attività speculative, spesso illecite e truffaldine, strozzando l’economia con tassi da usura, vendendo azioni per obbligazioni, e tanti titoli di carta straccia che la finanza creativa ha saputo creare, sapendo che non rischiavano nulla in proprio, in quanto il rischio era calcolato: a pagare, sono sempre i cittadini ed i loro stati.
Sono uno dei tanti indignati: con le banche, ma ancor di più con quel fantoccio politico dei partiti che non rappresenta più nessuno se non se stesso e precisi interessi, con questa Europa non dei popoli, ma dei mercati, della finanza, degli interessi di coloro che l’han voluta e determinata così, che per noi ha significato in un decennio un reale e sostanziale impoverimento.
Equità e rigore, soprattutto nelle spese pubbliche, ad iniziare dal finanziamento dei partiti da abolire subito come aveva decretato il popolo sovrano con il referendum, per finire alla struttura politico-amministrativa di Stato, Regioni, Provincie, Comuni, agli incarichi ed appalti clientelari ed alle centinaia di strutture inutili da ridurre drasticamente, troppi livelli di burocrazia che non si concretizzano in servizi ma spesso in disservizi, spese e perdita di tempo per il cittadino.
Riduzione delle tasse, troppe per chi non evade, parsimonia nella spesa pubblica che alimenta gli sprechi e le devianze, ingigantendo il debito pubblico. Giustizia e diritti, in primis quelli costituzionali del potere sovrano del popolo, la democrazia svilita ed offesa possano essere ripristinati, ed io direi realizzati al più presto. Questo il mio augurio per questo nuovo anno a tutti gli uomini di buona volontà.
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