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Cronaca Sanità Maria Capasso 21 luglio 2021 23:30 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - Trentatré anni dalla strage di via Giannone. Padre e figlio uccisi nel corso di una rapina. 21 luglio 1987: era un pomeriggio torrido quando il centro storico si macchiò di sangue. Un fatto di cronaca sconvolgente travolse la quiete pomeridiana.
Domenico Mautone, 57 anni, per tutti Mimì e il giovane figlio Federico, appena 25 anni, furono barbaramente freddati nella propria gioielleria. Ore 18: i due uomini stavano sistemando un campionario d’orologi quando due malviventi armati di pistola e a volto scoperto fecero irruzione all’interno. Uno dei rapinatori intimò l’apertura della cassaforte. Domenico era nel retrobottega. Fu Federico a trovarsi faccia a faccia con i rapinatori. Con la foga dei suoi anni e quell’alto senso di giustizia che non ammette soprusi e vessazioni azionò l' allarme.
I due ladri risposero con le armi e uccisero padre e figlio. La mamma assistette attonita alla scena: marito e figlio in una pozza di sangue. Intanto entrò nella gioielleria il 27enne macellaio, Gerardo Sena, che aveva il negozio poco distante. Venne gambizzato e ferito ad un braccio mentre i malviventi scapparono portando via alcuni gioielli che erano in esposizione. Fu un giorno mesto per la città di Marigliano e per tutto il circondario.
La zona fu sorvolata dagli elicotteri e ci fu un massiccio spiegamento di forze dell’ordine su tutta la via Nazionale delle Puglie. C’erano posti di blocco da Brusciano a Mariglianella e a Marigliano. Era caccia ai rapinatori. Piangevano tutti i commercianti di via Giannone. Erano distrutti. Perché? Perché? Un perché che ancora non trova una risposta. Mimì e Federico non meritavano una morte così. Non merita nessuno una morte così atroce. Un duplice omicidio commesso in un soffio con estrema freddezza.
Quanto dolore! Un dolore ancora vivo. Erano due onesti lavoratori, splendide persone che si facevano amare. Erano i gioiellieri di famiglia a cui ci si affidava per un regalo nelle occasioni importanti. Federico avrebbe dovuto incontrare di lì a poco gli amici. Doveva andare al mare e invece la violenza criminale senza scrupoli lo portò via per sempre. Fu un’estate tremenda quella del 1987. Tutto appariva triste intorno.
33 anni sono tanti, ma chi è stato toccato da vicino da quel dolore ha la ferita sempre viva . Ci vorrebbe una pietra d’inciampo vicino al luogo della strage. Marigliano non può dimenticare due vite umane, uccise da quella infima montagna di merda, spietata e senza sentimenti.
Per Mimì, Federico, Giovanni, Paolo, Agostino, Emanuela, Claudio, Vincenzo, Walter Eddie, Giuseppina, Gioacchino, Annalisa, Boris, Alberto, Rosario, Salvatore e per le tante vittime innocenti. Basta stragi. Marigliano, 21 luglio 1987 da scolpire sulle pietre.
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