11/12/2023
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Storia Antonio Esposito 02 settembre 2023 00:05 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - Sembra quasi certo, che il culto dei tre Santi Protettori, sia iniziato a Marigliano verso gli inizi del 1600, anche se nessuna testimonianza scritta ci è pervenuta su, come, quando e perché furono scelti come tali.
Nel “Primo inventario delle robe mobili della Collegiata” del 1586, si ha notizia che, in quell’anno già esistevano: una statua di S. Sebastiano e una di S. Vito e che la cappella di S. Rocco fu ordinata dalla Sig.ra Francesca Sabatini “… con istrumento per Notar Cilio de Nicotera del 21 maggio 1572”.
Le statue di S. Rocco e S. Vito con i loro lineamenti seicenteschi, sembrano confermare questi scritti. E la statua di S. Sebastiano? La prima statua del Santo, rubata il 28 gennaio del 1848, aveva sicuramente dei lineamenti che più si avvicinavano a quelli delle altre due statue dei protettori (una vecchia incisione riprende sicuramente l’effige di questa statua). Il Santo si presentava già nella veste di guerriero e con le mani alzate, nell’atto di fermare, secondo la tradizione popolare, la lava del Vesuvio che era arrivata sin alle porte di Marigliano.
Certo è, che nei secoli passati il popolo Mariglianese ha fatto spesso ricorso ai SS. Protettori in particolar modo a S. Sebastiano. Il primo ricordo è del 1656, ed è riportato dal Ricciardi: “Corre pure la tradizione di essere stata Marigliano liberata dal flagello della peste, per intercessione dei SS. Sebastiano e Rocco scelti pure a patroni di Napoli… “.
Nel 1779 e cioè, durante la siccità che durò in quell’anno dal 1° gennaio al 27 aprile “furono fatte inaudite penitenze e si portarono processionalmente S. Sebastiano, S. Vito e l’Immacolata”.
Fu proprio per tanta devozione che nel 1729, si volle che il più grande degli artisti del tempo, D. A. Vaccaro raffigurasse in tre tele, per il vasto soffitto della Collegiata, il Martirio dei tre Santi Protettori; e nel 1760 si commissionò la nuova cappella con tre nicchie e l’altare in marmo che è un vero gioiello artistico.
Gli anni che seguirono furono certamente meno inquieti in quanto non abbiamo rinvenuto negli archivi nessuna notizia, fino al 1811 quando “In una tempestosa notte di marzo i ladri entrarono in chiesa e rubarono parecchi oggetti d’argento, ma lasciarono gli argenti dei protettori… “. Successivamente ci fu un altro furto e precisamente circa 40 anni dopo nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 1848 cita il Ricciardi: “Epoca triste, perché principio di una rivoluzionaria costituzione – i ladri entrarono in chiesa e, rubarono il Santo Protettore San Sebastiano, di argento e vari altri oggetti di argento di minor valore. La mattina seguente all’alba conosciutosi tale sacrilego furto, il Popolo tutto piangeva da disperato, appena fatto giorno si ritrovò lo scheletro di legno di detto S. Protettore, nel lagno regio, dove fu poi innalzata una semi cappella con l’effige del Santo. Questo scheletro deturpato e monco fu portato da alcuni Canonici in mezzo all’afflitto popolo, ed esposto com’era in chiesa. Il Canonico Vivo diede una spinta al popolo commosso, e nonostante le calamità del tempo, per lo spazio di soli due mesi, il detto Canonico raccolse ducati mille e duecento e con tale somma si rifece la statua d’argento del valore di ducati 960 e de’ rimanenti il Pallio ed altre argenterie e ne’ primi giorni di maggio 1848, una sontuosissima festa al Protettore istesso a dispetto de’ tristi e del tempo antireligionario (tanto può la Fede e la voce del Sacerdote) Can. Giuseppe Vivo tesoriere”.
Con tanta fede e devozione quindi si rifece in argento la statua del Protettore, un po’ più piccola e forse anche meno bella di quella rubata, e fu con la stessa fede e devozione che il popolo mariglianese si affezionò a questa nuova statua che in circa un secolo e mezzo è stato oggetto di culto, fin quando la mano sacrilega dell’uomo nella notte tra il 5 e 6 gennaio 1983, ancora Primicerio mons. Raffaele Marone, ci ha privato, un’altra volta, di quella statua che aveva avuto ed aveva per noi mariglianesi un enorme valore affettivo.
Invano il nuovo Primicerio (mons. Giovanni Rinaldi), che fece ingresso in parrocchia una settimana dopo il furto, volle aspettare tre mesi nella speranza che fosse ritrovata la statua; ciò non avvenne e dopo alcuni giorni lo stesso Primicerio riuniva in parrocchia una commissione di notabili mariglianesi, più legati alla parrocchia, per decidere sul come rifare la statua del Protettore. Varie furono le proposte, ma due quelle possibili: 1) rifare la statua in argento, simile a quella rubata (anche nelle dimensioni); 2) rifare la statua in legno argentato di dimensione quasi naturali. Si interpellarono varie ditte, ognuna delle quali presentò un preventivo; due di questi furono presi in considerazione e cioè: - quello di una ditta di via Foria, per la statua in argento, la quale ci offriva una statua delle stesse dimensioni e caratteristiche di quella rubata per un prezzo di sessentacinquemilioni di lire; - il secondo, quello dei Fratelli Lebro di via S. Gregorio Armeno, che ci offrivano una statua di legno, a grandezza naturale, a somiglianza di quella rubata, per il prezzo di quindicimilioni di lire.
La situazione fu vagliata dalla commissione, che concorde con la parola del Primicerio, il quale tenne a precisare il nuovo orientamento della chiesa per quanto riguarda le immagini sacre, teso a sottolineare non tanto l’aspetto prezioso delle immagini sacre quanto, invece, il messaggio spirituale, cioè il significato del Santo per la nostra vita cristiana, ed anche il problema della sorveglianza e della sicurezza degli oggetti di valore in chiesa, decise all’unanimità per la statua in legno argentato, che oggi con lo stesso affetto e lo stesso entusiasmo dei nostri avi accogliamo nella nostra chiesa con la speranza che ci possa rimanere per sempre.
La direzione artistica è stata condotta con passione e disinteresse da:
Prof. Margherita Bonavolontà
Preside Franco Trifuoggi
Prof. Aldo Nigro
Sig. Gaetano Paone
(Tratto da “Festa, festa” giornalino pubblicato dal comitato parrocchiale della festa patronale del 1983.)
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