06/05/2024
(136 utenti online)
Storia Carlo Borriello 03 giugno 2008 00:05 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Il fascismo, almeno fino e non oltre il delitto Matteotti, non incontrò forti resistenze soprattutto per la struttura socio-politica della nostra zona dove funzionavano i mazzieri di Paolo Greco. "L'assetto frammentario e parcellizzato della campagna rendeva difficile la costruzione delle leghe contadine per la netta prevalenza di fittavoli e di piccoli proprietari che i padroni terrieri tenevano a bada con la compiacenza dei Prefetti".
Nel 1925-26 i Podestà sostituirono i Sindaci di elezione popolare, ridotti a un mero ruolo formale. I partiti politici e le organizzazioni sociali furono messi al bando. Imbavagliata la libera stampa. Mussolini puntava sul potere assoluto. Vennero le leggi e i tribunali speciali. Gramsci fu condannato a venti anni di carcere e non vide mai la libertà. Gobetti morì in seguito alle violenze degli squadristi. Tanti altri oppositori del regime furono relegati al confino o costretti all'espatrio.
Unanime fu il consenso al fascismo. Il clero e i cattolici dopo i Patti Lateranensi si schierarono senza riserve. La dissidenza fu sotteranea. "Il servilismo diventò la condizione necessaria per la sopravvivenza". L'impresa africana portò alle stelle la popolarità del duce, nonostante le "inique sanzioni". Le città si trasformarono in un immense estensioni di messi. Le madri donarono alla patria la fede d'oro e per ogni figlio ricevettero un premio in denaro.
Marigliano indossò la camicia nera. I figli della lupa, i balilla, gli avanguardisti, le donne fasciste, educati alla disciplina militare, gagliardetti al vento, si esaltavano nei saggi ginnici e nelle parate del regime. Le fotografie d'epoca ci mostrano "come eravamo". I podestà, dai Nicotera ai D'Alessandro, erano dei semplici esecutori delle scelte che venivano calate dall'alto. Essi amministravano il Comune sotto il controllo del federale locale, una specie di "deus ex machina", dal quale dipendeva il destino dei cittadini. Negli anni trenta furono realizzati la Casa del fascio, l'edificio scolastico di Piazza Roma e la facciata della Casa comunale.
Il passaggio delle consegne non sortì alcun cambiamento sostanziale in quanto alla nuova classe dirigente mancarono il coraggio, le capacità, la lungimiranza di cogliere le trasformazioni che cambieranno le realtà locali. Essa si preoccupò di "conservare" un prestigio velleitario ereditato dai figli e dai nipotini. Di contro una massa contadina (pochi gli operai e gli artigiani), analfabeta e diffidente, che sarà manipolata, a seconda delle stagioni, per pratiche trasformistiche.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MARIGLIANO.net
Commenti